Un sacerdote appena ordinato in Italia percepisce circa 1.070 euro lordi al mese, che corrispondono a poco più di 987 euro netti dopo le tasse. La remunerazione non proviene da offerte parrocchiali, ma da un sistema nazionale basato su un valore-punto annuale stabilito dalla Conferenza Episcopale Italiana, moltiplicato per il coefficiente del ruolo ricoperto. Per il 2025, questo punto è stato fissato a 13,38 euro, con un incremento del 2% rispetto all’anno precedente.
Contrariamente a quanto molti immaginano, i sacerdoti cattolici ricevono uno stipendio vero e proprio attraverso l’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero. Non è una questione di elargizioni occasionali o rendite da patrimonio ecclesiastico, ma di compensi mensili strutturati e regolamentati, sebbene modesti rispetto agli standard del lavoro dipendente.
Come funziona il sistema di calcolo della remunerazione
Il valore del punto e la moltiplicazione dei coefficienti
Il cuore del sistema retributivo sacerdotale ruota attorno al valore del punto, aggiornato ogni anno dalla Conferenza Episcopale Italiana. Ogni ruolo ecclesiastico ha assegnato un numero fisso di punti, e la moltiplicazione tra il valore del punto annuale e il coefficiente del ruolo determina lo stipendio lordo mensile. Per il 2025, questo sistema ha subito un adeguamento con l’incremento della base da 13,12 a 13,38 euro, riflettendo parzialmente il tasso d’inflazione e le difficoltà economiche in corso.
Dalla ordinazione al vertice della gerarchia
La progressione economica all’interno della struttura ecclesiastica segue una scala precisa: un sacerdote appena ordinato corrisponde a 80 punti del sistema, mentre le posizioni di maggiore responsabilità ricevono coefficienti superiori, fino a raggiungere i 138 punti per un vescovo in prossimità della pensione.
Le remunerazioni 2025: dalla ordinazione al vescovado
Sacerdoti ordinati e parroci
Un giovane sacerdote al suo inizio di carriera riceve una remunerazione di 1.070 euro lordi mensili, erogati mensilmente per 12 mesi senza tredicesima o quattordicesima. Al netto delle tasse al 23%, il compenso effettivo si riduce a circa 987 euro. Un parroco, figura con maggiore responsabilità pastorale e amministrativa rispetto a un sacerdote semplice, percepisce solitamente attorno ai 1.200 euro lordi, grazie al coefficiente più elevato dovuto alle incombenze gestionali della parrocchia.
Vescovi, cardinali e vertici ecclesiastici
La scala retributiva sale significativamente ai livelli superiori della gerarchia. I vescovi percepiscono mediamente tra 1.800 e 3.000 euro lordi mensili, a seconda dell’anzianità e dell’importanza della diocesi. I cardinali raggiungono compensi di circa 5.000 euro netti mensili, sebbene in alcuni casi questi importi siano stati ridotti in seguito a misure di austerità post-pandemica.
L’aumento del 2025 e l’adeguamento all’inflazione
Un incremento limitato rispetto al costo della vita
Nel 2025, la Conferenza Episcopale Italiana ha deliberato un aumento del 2% del valore del punto, passando da 13,12 a 13,38 euro. Tale incremento tiene conto dell’inflazione rilevata negli ultimi anni, sebbene con incidenza parziale rispetto all’effettivo aumento del costo della vita registrato nel Paese. Questo significa che il potere d’acquisto reale del compenso sacerdotale non recupera completamente l’erosione inflazionistica, richiedendo una valutazione equilibrata rispetto anche alle risorse complessivamente disponibili nel sistema di sostentamento ecclesiastico.
Beneficiari dell’aumento
L’adeguamento riguarda tutti i sacerdoti inseriti nel sistema di sostentamento al servizio delle diocesi italiane, inclusi i religiosi italiani che operano all’estero per conto di diocesi (fidei donum) e i sacerdoti stranieri che svolgono incarichi pastorali a tempo pieno in diocesi italiane. L’applicazione avviene automaticamente attraverso le integrazioni calcolate per gennaio 2025.
Detrazioni fiscali e benefit collaterali
La remunerazione mensile è sottoposta al regime fiscale ordinario, con ritenute circa al 23%. Tuttavia, i sacerdoti beneficiano delle stesse detrazioni fiscali riconosciute ai lavoratori dipendenti standard, riducendo ulteriormente l’onere fiscale effettivo. Inoltre, l’Istituto Centrale versa direttamente, in forma collettiva, i contributi previdenziali al Fondo Clero dell’Inps per i sacerdoti tenuti all’obbligo contributivo, garantendo una copertura pensionistica strutturata. A questi elementi si aggiungono talvolta benefit accessori legati alla funzione ecclesiastica, come alloggi provvisti dalle diocesi, che riducono le spese personali e incrementano il valore reale della compensazione economica.




